Chiunque opera nelle scuole, sa molto bene quanto il tema della valutazione accenda facilmente gli animi e provochi forti discussione, soprattutto quando si parla delle pratiche valutative che hanno per destinatari non gli alunni, ma i docenti e le singole istituzioni scolastiche.
Evitare il tema non risolve però la molteplicità delle questioni che esso comporta, per questo motivo appare non solo coraggiosa, ma opportuna la scelta della Fondazione Agnelli di dedicare il quarto
Rapporto sul sistema d’istruzione in Italia alla valutazione della scuola, pubblicato pochi mesi fa dall’editrice Laterza
1.
Come per gli altri tre rapporti precedenti, il quadro proposto, frutto di un attento lavoro di analisi di dati e documenti e di confronto con diversi interlocutori del mondo scolastico e pedagogico, coniuga l’accurata descrizione dei problemi e delle diverse posizioni con alcune linee di indirizzo.
C’è bisogno, sostiene giustamente il
Rapporto, non solo di sottolineare l’importanza di una valutazione seria, articolata, prospettica della scuola, ma anche che attorno al suo senso, alle sue forme e ai suoi strumenti si generi un maggiore consenso sociale che permetta di arginare le paure, le resistenze e di costruire soluzioni il più possibile condivise.
Sono diverse le ragioni a sostegno dell’implementazione di un sistema di valutazione della realtà scolastica; esse risiedono principalmente nell’importanza di avere informazioni chiare ed ordinate da mettere a servizio delle qualità dei singoli istituti e che possano rappresentare un punto di riferimento per le scelte delle famiglie e del sistema scolastico stesso. Osserva il
Rapporto: “
...se non si tirano mai le fila di che cosa funziona e che cosa no, se non si danno a docenti e dirigenti informazioni per confrontare la qualità del proprio lavoro con quella degli istituti con caratteristiche simili, se le famiglie e l’opinione pubblica non hanno gli strumenti per esprimere la propria voce, se non si è disponibili a intervenire, anche in modo drastico, per rimediare alle insufficienze, allora le zone d’ombra della nostra scuola potrebbero alla fine sopravanzare quelle di luce” (p. 244).
Certo la declinazione della valutazione della realtà scolastica deve necessariamente caratterizzarsi per un’articolazione che ne rispetti, come descritto nei capitoli 2-4 del
Rapporto, la complessità in ordine ai soggetti (studenti, docenti, singole scuole, sistema scolastico), agli strumenti, alle modalità di realizzazione (valutazione interna ed esterna) e che sappia fare i conti, secondo gli studiosi della Fondazione Agnelli, con ‘tre nodi cruciali’ (cfr. cap. 5): “
(i) la forte resistenza degli insegnanti alla valutazione esterna, che apre ovviamente il grande problema della costruzione del consenso; (ii) la scelta fra la valutazione delle scuole e la valutazione dei singoli insegnanti, alla luce dei pro e dei contro che ciascuna alternativa presenta; (iii) l’opportunità o meno di rendere noti i risultati della valutazione delle scuole, con un’informazione estesa e trasparente alle famiglie e all’opinione pubblica” (pp. 124-125).
In questi anni, seppure dentro un cammino definito dal
Rapporto incerto e faticoso, si è cercato di avviare la costruzione di un sistema che ha portato, come è noto, al
Regolamento sul sistema nazionale di valutazione (SNV) in materia di istruzione e formazione. Non mancano però i passi da compiere che dovrebbero tenere conto di quelle che lo stesso
Rapporto chiama ‘le lezioni apprese’ da quanto svolto in Italia e in altri paesi,
in primis il fatto che “
una valutazione fatta contro i docenti non potrà mai decollare, mentre una valutazione costruita senza i docenti finirà per suscitare tali e tanti timori, a maggior ragione se accompagnata, da tentativi mal concepiti o mal recepiti, da essere anch’essa destinata al fallimento” (p. 247).
La Fondazione Agnelli chiude la sua analisi con alcune linee di sviluppo del sistema nazionale di valutazione. Senza entrare nel merito delle singole proposte e della loro discussione, è opportuno però richiamarle seppure in modo sintetico: trasformare gli esami di Stato in veri
central exams, rendendoli comparabili a livello nazionale (si tratta di una proposta che presenta a nostro parere alcune criticità); non rendere gli insegnanti soggetti alla valutazione esterna; rafforzare la valutazione delle singole scuole utilizzando i diversi strumenti sperimentati in questi anni; riconoscere alle scuole, in base alla valutazione, margini crescenti di libertà amministrativa e organizzativa; rafforzare la valutazione del sistema con una particolare attenzione all’impatto delle varie misure di politica scolastica.
Come si può notare si tratta di proposte complesse, che però hanno il pregio di far pensare e spingono ad affrontare il tema della valutazione della scuola cercando di andare oltre i preconcetti e i pregiudizi.
Pierpaolo Triani
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1 - Cfr. Fondazione Giovanni Agnelli,
La valutazione della scuola. A che cosa serve e perché è necessaria all’Italia, Laterza, Bari 2014.
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Da SD 9, maggio 2014, p. 1